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domenica 5 luglio 2020

LOTTO ABBIGLIAMENTO 3 JEANS 3 MAGLIETTE 2 MAGLIONI

VENDO LOTTO ABBIGLIAMENTO 4 JEANS 3 MAGLIETTE 2 MAGLIONI 

                              

MAGLIONCINO GAS TAGLIA XXL 

MAGLIETTINA GIACOMO VENTURI TAGLIA XXL 




JEANS CARRERA TAGLIA 52


JEANS TAGLIA 52


MAGLIONCINO GUESS TAGLIA XXL


MAGLIETTINA PUMA TAGLIA XXL


MAGLIETTA COME NUOVA TAGLIA XXL


JEANS MELTIN POT


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giovedì 24 novembre 2016

LA CITTÀ DOVE LA DISOCCUPAZIONE È ALLO 0% E L’AFFITTO COSTA 15 EURO

Nel cuore dell’Andalusia, a Marinaleda, sorge una piccola comunità rurale che è riuscita a sconfiggere la piaga dei senza lavoro. Un esempio unico nell’Europa colpita dalla crisi e dalla recessione creato dallo storico sindaco della cittadina.
Juan Manuel Sànchez Gordillo ha fondato la politica economica e sociale su un principio che ha avuto successo: non più copetività ma cooperazione. Ispirandosi ai valori del socialismo ha costruito nell’arco di 30 anni un sistema che garantisce la sussistenza all’intera comunità agricola. Il risultato è la piena occupazione e un sogno che resiste: l’utopia di un sistema di convivenza e produttivo diverso.
Dal 1979, con le prime elezioni democratiche del post franchismo, a Marinaleda la giunta è guidata dallo storico Alcalde, Juan Manuel Sánchez Gordillo.
Questo piccolo comune, ispirandosi agli ideali del socialismo storico, ha costruito nell’arco di 30 anni un sistema economico e sociale che garantisce la sussistenza dell’intera comunità e che ha permesso alla cittadina di reggere ai colpi della crisi economica che proprio in Andalusia ha prodotto negli ultimi anni gli effetti più devastanti.
Esperanza del Rosario Saavedra Martin – la vice di Gordillo – racconta che oggi, grazie alla cooperativa Humar, il 70% della popolazione residente ha un reddito sufficiente prodotto dal lavoro nei campi e dall’industria della trasformazione. Il resto della popolazione lavora in piccoli esercizi commerciali e ovviamente qualche impiego pubblico in scuole e uffici.
A Marinaleda si producono, conservano ed esportano peperoni, carciofi, legumi, olio d’oliva. La disoccupazione è allo 0% contro il 30% di media nazionale e il 21% della provincia di Siviglia. Il salario è lo stesso per tutti. Nei loro campi si coltivano fagioli, carciofi, peperoni rossi (pipas) e olio extravergine di oliva, controllati dai lavoratori in tutte le fasi della produzione. Il terreno, che si trova nella Vega Genil, di proprietà della “comunità”, e hanno anche una fabbrica di conserve, un mulino, serre, strutture di allevamento e un negozio. I salari di tutti i lavoratori, non importa quale sia la loro posizione, è di 47 euro al giorno, sei giorni alla settimana, al ritmo di 1.128 euro al mese per 35 ore settimanali.
Il sistema di welfare messo su negli anni permette ai cittadini di costruirsi una casa di 90 metri quadri con un anticipo di 15 euro. Basta mettere a disposizione la propria forza lavoro. Nessun mutuo e nessun interesse da versare ad istituti di credito: il terreno e il progetto li mette il Municipio, il denaro lo presta a tasso zero il governo andaluso e la quota mensile da versare per l’acquisto la decidono in assemblea gli stessi cittadini autocostruttori.
Anche i servizi alla cittadinanza hanno un costo simbolico: la mensa scolastica costa 12 euro al mese, la piscina 3 euro per tutta l’estate. E la cura degli spazi comuni compete a tutti i cittadini: durante le cosiddette “domeniche rosse” ci si rimbocca le maniche dedicandosi a pulire strade, aiuole e giardini. La Polizia Locale non esiste e, manco a dirlo, non esiste la criminalità. Come la disoccupazione. (Fonte)
I pilastri su cui poggia il modello economico Marinaleda sono l’uguaglianza e la partecipazione del popolo. E questi principi sono estesi a tutti i settori della vita, anche politica. Non esiste la polizia e le decisioni politiche vengono prese in una riunione in cui tutti i residenti sono tenuti a partecipare.

 

venerdì 12 agosto 2016

In Etiopia le serre che generano acqua potabile gratis ogni giorno, ecco il progetto


serra-rugiada 

Roots Up Dew Collector ‘s è un particolare tipo di serra che può aiutare gli agricoltori in climi aridi per coltivare verdure fresche, anche durante periodi di siccità. Dedicata alla creazione di un sistema di fattorie autosufficienti in Etiopia, la serra aiuta a raccogliere la rugiada che altrimenti evaporerebbe in atmosfera. Con il collettore di rugiada, gli agricoltori possono aumentare il numero delle piante protette e produrre acqua pulitasia per l’irrigazionee che per l’uso personale.
serra
La serra a forma di cupola si attiva quando le temperature aumentano sotto il sole di mezzogiorno, causando la salita del vapore. Con l’umidità contenuta, il punto superiore della struttura cattura questa evaporazione prima che sia in grado di sfuggire nell’atmosfera. Al calar della sera, la parte superiore della serra viene quindi aperta tirando le corde collegate al fermo, esponendo le goccioline raccolte per raffreddare l’aria.

Quelle gocce poi si raffreddano e condensano, cadendo in una cisterna di stoccaggio. L’acqua raccolta può quindi essere utilizzata per gli impianti di irrigazione o come acqua potabile. Questo sistema può essere ripetuto ogni giorno, permettendo alle piante di prosperare, mentre l’umidità in eccesso viene catturata e salvata per un uso futuro.
Oltre che come serra, l’invenzione può essere usata anche come collettore di acqua piovana, assicurando che le gocce preziose siano salvate ed inserite, invece di essere assorbite nel terreno.
serra-acqua-rugiada
Roots Up prevede di lanciare la sua prima serie di serre rugiada nel nord dell’Etiopia, in collaborazione con l’Università di Gondar. Il collettore di rugiada è solo una parte della missione per produrre una forma di agricoltura autosufficiente nella comunità del Nord Etiopia.

L’indagine choc: “Il Poligono di Teulada zeppo di sostanze tossiche. A Foxi mortalità doppia rispetto alla media”





Le aree intorno al Poligono di Teulada? Una sorta di ‘supermarket’ delle malattie: ognuna ha il suo ‘reparto’ specializzato. A Sa Portedda e Gutturu Saidu si registra un eccesso di patologie respiratorie, digerenti, dell’apparato urinario (compresa l’insufficienza renale) e si osservano casi di tumori particolari. Va peggio a Foxi: l’indice di mortalità è doppio rispetto alla media e, per le patologie cardiache, il rischio è tre volte maggiore. “Perché il Poligono è pieno di sostanze tossiche”. Sono solo alcuni dei dati che Annibale Biggeri, docente di Statistica medica all’Università di Firenze, ha illustrato pochi giorni fa alla ‘Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito’. “Numeri clamorosi”, ha detto il docente, illustrando le risultanze di uno studio condotto su incarico della Procura di Cagliari.
I numeri e quella “cosa strana”: il tumore femminile alla vescica
L’indagine epidemiologica è stata condotta dal 2000 al 2013 nei territori di Teulada e Sant’Anna Arresi. “I tumori maligni sono in eccesso e per gli uomini sono legati al colon retto (18 decessi), laringe (10 decessi), polmone (35 decessi) e prostata – ha elencato il docente -. Abbiamo inoltre riscontrato 128 casi di patologie respiratorie infantili (0-14 anni). Se ben curata, l’asma infantile non porta al ricovero, qui invece abbiamo un +13% rispetto alla media regionale. Ancora, sui ricoveri troviamo una cosa strana: 14 casi di tumore alla vescica nelle donne, dove questo tumore in genere è molto raro”.
A Foxi? Una catastrofe

Biggeri ha analizzato a fondo la situazione in diverse aree sub-comunali, a partire da Foxi, una piana che confina l’area di esercitazione Alfa. I risultati sono stati definiti dal ricercatore“clamorosi”. Che poi aggiunge senza mezzi termini: “Questa popolazione ha subito unacatastrofe”. D’altronde, i dati sciorinati da Biggeri non lasciano molto spazio alle congetture. “C’è un eccesso di mortalità per tutte le cause di rischio. Siamo al doppio, per la precisione. Questo è un dato importante e finora non noto. A Foxi vivono52 persone e in dieci anni ne sono morte 10quando invece, secondo gli indici dell’area, i decessi avrebbero dovuto essere 5. È un dato clamoroso”. In particolare, cinque residenti sono deceduti per malattie del sistema circolatorio (con un indice di rischio tre volte maggiore rispetto alla popolazione di Teulada e Sant’Anna Arresi). “Peggio va con le malattie ischemiche: il rischio è di 7,5 volte maggiore e, se contiamo anche gliinfarti, il rischio è addirittura di 14 volte superiore”, dice Biggeri. Indici altissimi sono stati riscontrati anche per la malattie dell’apparato urinario(comprese nefrosi e nefropatie croniche), oltre ad infezioni acute dell’apparato respiratorio laddove nelle altre zone l’incidenza è al di sotto della media. Infine, va detto che “c’è un 40% in più di rischio di ricovero e poi morte per malattie cardiovascolari, rischio legato ad un evento scatenante (questa è l’ipotesi) perché nella settimana precedente queste persone – ha detto Biggeri – avevano avuto davanti a casa la presenza di attività militari”.
Una ricerca che smentisce la Commissione Difesa: “Il Poligono è pieno di sostanze tossiche”
“Nella nostra indagine c’è una sorpresa – ha detto il docente -. Nel luglio 2014, la Commissione permanente Difesa parlava della ‘assenza di un quadro di certezza scientifica sull’impatto ambientale delle attività militari’. Ma qualche certezza scientifica c’è: questi sono 10 morti, il doppio di mortalità generale di quello che dovrebbe esserci. Questo è dovuto al carico di sofferenze e malattie e alle difficoltà economiche per chi vive lì, perché il Poligono è pieno di sostanze tossiche. Qualsiasi impatto aggraverà le condizioni di questa popolazione, quindi come non parlare di risarcimento e di tutela nei confronti di queste persone?”. Una tesi diametralmente opposta rispetto a quanto affermato poche settimane fa da Bernardo De Bernardinis, presidente dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). “I vincoli della Difesa – aveva detto il 18 aprile durante la presentazione di un accordo in materia di tutela stipulato con l’Esercito – hanno salvaguardato il patrimonio ambientale dalle speculazioni edilizie, penso a Teulada e Porto Pino”.

Lettera choc di un padre a Renzi: “Ti auguro di passare quello che la mia famiglia sta passando”

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Pubblichiamo la lettera dell’Ing Antonio Capodieci rivolta al presidente del Consiglio Matteo Renzi. La lettera aperta è già apparsa sul sito specializzato orizzontescuola.it:
“Caro Matteo, auguro a te, ai membri del tuo governo e a tutti i parlamentari che lo sostengono ed alle rispettive famiglie di passare quello che io la mia famiglia e le famiglie di decine di migliaia di professori italiani stanno passando in questi mesi a causa della cosiddetta buona scuola.
Stai letteralmente deportando da una parte all’altra dell’Italia decine di migliaia di persone. Per la grande maggioranza madri di famigli, tra i 40 e i 55 anni, con 20 anni di anzianità, con figli piccoli, che in passato non erano emigrate, non per pigrizia ma per condizioni familiari che rendevano impossibile l’emigrazione.
Tu, invece, li hai messi di fronte ad un out-out o in ruolo oggi o mai più. Stavano meglio quando erano precari. Troviamo madri di figli di 3 anni sbattute a Udine, senza che lo abbiamo chiesto, o mogli di mariti disoccupati, con mutuo e figli piccoli mandati in Lombardia.
Mi chiedo se tu e i tuoi sostenitori, dalle vostre poltrone dorate vi rendete conto delle conseguenze delle vostre sciagurate scelte. Come faranno queste madri, queste famiglie a, letteralmente, sopravvivere, a partire dal primo settembre?
Come potranno organizzarsi? Si sposta tutta la famiglia o solo loro?
I figli portali con loro? E chi li cura quando loro saranno a scuola? Come pagare il mutuo? E le bollette di due case, come si fa? Lo capite che con 1300€ al mese, è impossibile sopravvivere in queste condizioni.

E le lacrime dei nostri figli che piangono e piangeranno per la partenza della loro mamma come li ripareremo? Come spiegargli tutto questo?
Sai sono queste, alcune, delle semplici, misere, questioni che noi dobbiamo risolvere in pochi giorni.
Voi che con i vostri privilegi, i vostri stipendi d’oro, i vostri figli che nascono dirigenti, di queste miserie non dovrete mai occuparvi, per noi sono dei veri tormenti.
Non capisco la ragione delle vostre sciagurate scelte, se non costringere le persone a licenziarsi, e mi chiedo come, i rappresentanti di questo territorio che sostengono il tuo governo possano tollerare il peso sulla coscienza di tanto male che state facendo. Possibile che non vengano toccati dalla sorte delle famiglie dei loro conterranei? Sarà vero che “Parigi val bene una messa”, ma un, forse, posto in parlamento potrà valere il futuro e le lacrime di tante famiglie?
Ovviamente tutto questo non porta alcun vantaggio nè alle scuole nè agli alunni, perché le persone continuano a ruotare e il sistema è sempre più instabile…
Avete pochi giorni per porre rimedio a questa sciagura, altrimenti stai sereno, almeno fino a Ottobre.
Antonio Capodieci
Fonte: newspedia